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Social media manager e consulenze

Di il 9 Novembre 2020

I social media manager, con un certo tipo di consulenze che propongono possono rivelarsi controproducenti per le aziende che invece ne dovrebbero giovare.

Negli ultimi giorni in rete si è molto discusso di un progetto nato per offrire tempo gratuito a chi ha bisogno di capirne di più su una materia in questione. In questo caso la materia sono i social media. Questo progetto è sfociato in un format denominato #40Minuti. Si tratta di offrire 40 minuti di “consulenza gratis”. Nei commenti a questo post di Stefano Epifani è nata una interessante discussione in merito, più che su un progetto, direi sull’uso della parola “consulenza“. Tra i commenti c’è chi mi ha fatto notare che dalle mie condivisioni, a volte, pare trapelare il pensiero che io creda che tutti i social media manager siano dei cazzari. Quindi onde evitare equivoci con una marea di persone che ritengo amiche, volevo chiarire una cosa una volta e per tutte sull’importanza che io do alla materia “Social Media” e alla parola “Consulenza”:

Non è vero che io penso che tutti i social media manager siano dei cazzari. Cioè di taluni lo penso ma non in quanto social media manager. Come è più che normale che tante persone lo pensino di me. È la vita, non si può piacere a tutti. In ogni caso, ogni volta che è potuto passare un messaggio del genere da un mio post (perché poi ognuno assorbe ciò che vuole quando legge una critica), credo di poter dire che quel post sia sempre partito da un ragionamento più ampio, da una critica, appunto, fatta nel merito delle questioni.

Le critiche credo siano belle per questo, sia quando sono negative che quando sono positive: tendono a costruire dei confronti utili a tutti per capirne di più. Almeno io mi permetto di scriverle con questo senso. E invito sempre tutti a farlo allo stesso modo rispetto a dei miei lavori, dei miei articoli, o delle semplici condivisioni. Non è che se criticate qualche mio progetto o una tazza di caffè io arrivo a pensare che credete che tutti i produttori di caffè siano degli incapaci o dei cazzari.

Fatta la doverosa premessa, arriviamo al punto: non potrei mai pensare che i social media manager siano dei cazzari perché io stesso sono un social media manager.

“Ma come, i profili dei tuoi brand sono praticamente fermi da anni”

qualcuno potrebbe farmi notare. Vero. È perché sono fermamente convinto che la parola chiave di “social media manager” sia “Manager”. E vi spiego perché: I social media sono applicazioni aperte a tutti. Tutti noi abbiamo a disposizione le stesse funzioni da utilizzare, lo stesso potenziale pubblico a cui arrivare, ecc. Insomma, sono strumenti standard il cui uso ognuno lo personalizza a seconda dei propri obiettivi e, ovviamente, i risultati saranno ottenuti rispetto alle competenze e alle capacità di ogni utilizzatore. Ma i social media sono strumenti uguali per tutti. Da anni gestisco i social dei miei brand in silenzio. con la piena consapevolezza di stare tralasciando buona parte del lavoro di engagement. Ossia zero pubblicazioni, zero “buongiornissimi”, zero interventi nei post altrui a nome del brand. Ma non ho mai smesso e mai smetterò di gestire (ecco l funzione della parola chiave “manager”) le sollecitazioni dirette che provengono dagli utenti. Ogni messaggio arrivato viene prontamente risposto entro pochi minuti ad esempio, e credetemi, vendendo centinaia di box Caffè Carbonelli e Caffè H24 al giorno a centinaia di clienti differenti, arrivano molto spesso sollecitazioni sui social come all’indirizzo di posta come nei messaggi sui marketplace.

E qui torno al punto “Consulenza” esponendo solo un mio parere: è impensabile che una consulenza proposta come utile a far capire quali sono gli errori di un’azienda sui social e quali possano essere le strategie migliori per usare bene i social in maniera funzionale possa durare pochi minuti. In pochi minuti parlo io consulente, in maniera standard, di come si usano i social; magari posso soffermarmi sul settore di appartenenza dell’azienda scendendo più nel dettaglio, ad esempio posso suggerire a un ristorante di attivare whatzapp o altro per attingere ordini diretti sulla pagina per la consegna a domicilio, ma non riuscirò mai a capire come l’azienda vive nel mercato e nella società. Non so ancora se il ristorante è predisposto, pronto a ricevere quegli ordini. Non riuscirò mai in pochi minuti a capire come essere utile all’azienda. I ristoranti non sono tutti uguali, non tutti possono permettersi da un giorno all’altro di assumere uno o più riders per le consegne, non tutti riusciranno a gestire in cucina il carico del potenziale lavoro derivante dagli ordini pervenuti attraverso un “buon uso dei social”. In pochi minuti faccio uno speach, un monologo, una breve lezione sullo strumento e sulle sue potenzialità, ma non potrò mai e poi mai avere la presunzione di poter dare dei suggerimenti, dei consigli o, peggio, una consulenza (come viene definita erroneamente in certi progetti) a qualcuno che voglia capire davvero l’utilità che i social media possono portare alla propria attività. In pochi minuti rischierei di fare un danno enorme a quella attività non pronta, magari facendomi dare mandato di attivare e gestire quei canali nuovi. Un danno perché se è vero quanto è vero che siete i maghi dei social, poi gli ordini li fate arrivare eccome, e dovreste sapere meglio di chiunque altro che un ordine inevaso, una consegna ritardata, proprio sui social, potrebbe scaturire nella condanna per quella attività di ristorazione.

Per questo insisterò sempre sul fatto che la parola chiave del ruolo di “social media manager” sia “manager”: perché le funzioni dei social possono arrivare a conoscerle tutti e bene; le competenze, il talento, la creatività, sono tutte virtù poi proprie a molti che vivono e lavorano bene i social. Ma la gestione dei canali social dell’impresa è altra cosa. Occorre stare dentro all’impresa, immergersi, capirla, contemplarla, fare capa e’muro per capire davvero come quegli strumenti e il miglior uso di quegli strumenti possano apportare valore e non danno a quella impresa.

Ps. Una cosa la voglio dire stavolta davvero a tutti i professionisti che lavorano con i social media: dovete imparare ad accettare le critiche. Spesso si ride e si scherza insieme su tante categorie (mi vengono in mente ad esempio gli chef) e su come siano permalosi quando gli si fa notare semplicemente che non state apprezzando al massimo un loro piatto. Beh, ragazzi, sinceramente li avete superati: rilassatevi. Se qualcuno mette in discussione un vostro lavoro, un vostro progetto o un post, non vuol dire che si stia mettendo in discussione la vostra professionalità. Semplicemente vuol dire che c’è qualcosa di quel lavoro che non gli sta piacendo. E se il messaggio arriva da più persone, magari, semplicemente, si potrebbe avere l’umiltà non dico di cambiare il progetto, ma magari di mettere in discussione l’idea o l’esecuzione. Relax.

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