L’ecommerce genera fiducia nei commercianti. Il mercato tradizionale no. Le responsabilità della politica.
Le differenze tra mercato tradizionale ed ecommerce
A chi gestisce un’impresa e commercializza i propri prodotti, capita che si accumulino crediti verso clienti, capita di lasciare merce in conto vendita, capita di dover stoccare una ingente mole di prodotti in un sito di logistica gestito da terzi (GDO). Sono tutte condizioni che, nel mercato tradizionale, non lasciano tranquilli l’imprenditore. Soprattutto il piccolo imprenditore. Favorendo sconforto e indecisione che incidono sulla mancata crescita dell’azienda e, ancor peggio, sulle decisioni di chiusura attività.
In questo mercato Amazon rappresenta tutti e tre i casi su esposti: è cliente per l’impresa, è il centro logistico dove l’impresa stocca la merce, è un partner presso cui l’impresa affida la merce in conto vendita e da cui i clienti finali acquistano. In più ha un ulteriore ruolo, per cui assume ancora maggiori responsabilità: riscuote il denaro proveniente dalle vendite, lo accumula, lo gestisce, lo accredita, al netto dei costi derivanti dalla gestione dei suoi servizi. Il rapporto, quindi, diventa, per forza di cose, di fiducia. Molto più che tra un impresa tradizionale con un proprio agente tradizionale.
Un cliente non ti paga. Le diverse reazioni se stai agendo nel mercato tradizionale o nell’ecommerce
Quando uno degli attori del mercato tradizionale, il cliente, ha un problema, un ritardo nel saldare il proprio debito, noi produttori e commercianti ci allarmiamo. Per prima cosa andiamo subito a controllare il suo estratto conto per capire a quanto ammonta il nostro credito. Ci chiediamo se riuscirà a saldarlo, e cerchiamo subito di pensare alle condizioni da proporgli per metterlo in condizione di pagare il suo debito, magari nel tempo. In realtà siamo già rassegnati al fatto che quel credito al 90% sarà perso. Se abbiamo invece la fortuna che rientri nell’altro 10% dei casi, saremmo comunque stati obbligati ad avere una somma di denaro congelata per tutto il tempo servito a recuperarla. Molte aziende, tante volte, non possono permettersi di avere una certa somma congelata per tanto tempo. L’eventuale aggiunta di una ulteriore situazione simile, costringe l’azienda a dichiarare fallimento.
Dall’altro lato, nel mercato online, se Amazon, come sta capitando oggi, ha un problema nella sua dashboard, tanto che scompare il riepilogo delle vendite con annesso nostro saldo disponibile, che solitamente si aggiorna simultaneamente alle vendite effettuate, noi, qui, si sta relativamente tranquilli. Il primo pensiero è che in breve tempo ritornerà tutto nella norma, e non ci sfiora neanche lontanamente la preoccupazione che potrebbero sfuggirci eventuali accrediti di merce venduta che al momento non riusciamo a verificare.
Nel mercato tradizionale rischi, nel mercato online investi
Per crescere, un brand, nel mercato tradizionale, ad un certo punto della sua vita, deve rischiare. Attenzione, in questo caso il verbo è rischiare, non sto usando il verbo investire perché l’investimento può essere studiato, programmato, pianificato, gestito. In questo caso no, si deve semplicemente decidere di sottostare a delle condizioni implicitamente imposte da alcune assurde abitudini generate, negli anni, dal mercato, che spostano il piano delle operazioni da quello commerciale a quello finanziario. Da qui l’uso del verbo rischiare in quanto non hai garanzie solide sui pagamenti, non hai assicurazioni provenienti da fondi bancari che investono con te sui tuoi clienti. E, per di più, non potrai neanche assumerti tutte le responsabilità in caso di fallimento di un’operazione in quanto, tante volte, il fallimento non è dato da una tua scelta sbagliata ma dal mancato rispetto delle condizioni da parte degli altri attori del mercato. Oggi, per una piccola-media azienda, aver accumulato crediti per un totale di 50 mila euro, derivanti dal rischio preso per aver dato fiducia a quattro o cinque clienti, equivale a vivere con un costante e frustrante pensiero di fallimento in caso di mancato adempimento degli impegni da parte di quei clienti.
Per quanto riguarda, invece, il mio pensiero sul concetto di rischio/investimento legato al mercato online, nel caso specifico, prendendo in esame Amazon come cliente, partner, referente finanziario, senza spiegarvi il perché, in quanto potete semplicemente evincerlo da tutte le premesse di cui sopra, vi dico soltanto che attualmente tra crediti e valore commerciale di merce stoccata nei loro centri logistici, il rischio/investimento attuale della mia piccola azienda si aggira intorno ai 50 mila €.
L’intervento della politica potrebbe salvare il mercato tradizionale facendo crescere le piccole imprese
Il mercato online, oggi, negli imprenditori, genera molta più fiducia del mercato tradizionale. Prospetticamente è su quello che le imprese sono tentate di investire.