Ecommerce Politica Imprese Made in italy

L’ecommerce genera fiducia nei commercianti. Il mercato tradizionale no. Le responsabilità della politica.

Di il 16 Ottobre 2018

Le differenze tra mercato tradizionale ed ecommerce

A chi gestisce un’impresa e commercializza i propri prodotti, capita che si accumulino crediti verso clienti, capita di lasciare merce in conto vendita, capita di dover stoccare una ingente mole di prodotti in un sito di logistica gestito da terzi (GDO). Sono tutte condizioni che, nel mercato tradizionale, non lasciano tranquilli l’imprenditore. Soprattutto il piccolo imprenditore. Favorendo sconforto e indecisione che incidono sulla mancata crescita dell’azienda e, ancor peggio, sulle decisioni di chiusura attività.

Nel mercato online, queste dinamiche spariscono; oppure sono totalmente regolate dalle condizioni imposte dagli attori. Sono condizioni implicite di questo tipo di canale in quanto tutti gli attori protagonisti di questo mercato son stati abituati a ragionare e ad agire con dinamiche commerciali totalmente differenti da quelle tradizionali.

In questo mercato Amazon rappresenta tutti e tre i casi su esposti: è cliente per l’impresa, è il centro logistico dove l’impresa stocca la merce, è un partner presso cui l’impresa affida la merce in conto vendita e da cui i clienti finali acquistano. In più ha un ulteriore ruolo, per cui assume ancora maggiori responsabilità: riscuote il denaro proveniente dalle vendite, lo accumula, lo gestisce, lo accredita, al netto dei costi derivanti dalla gestione dei suoi servizi. Il rapporto, quindi, diventa, per forza di cose, di fiducia. Molto più che tra un impresa tradizionale con un proprio agente tradizionale.

Un cliente non ti paga. Le diverse reazioni se stai agendo nel mercato tradizionale o nell’ecommerce

Quando uno degli attori del mercato tradizionale, il cliente, ha un problema, un ritardo nel saldare il proprio debito, noi produttori e commercianti ci allarmiamo. Per prima cosa andiamo subito a controllare il suo estratto conto per capire a quanto ammonta il nostro credito. Ci chiediamo se riuscirà a saldarlo, e cerchiamo subito di pensare alle condizioni da proporgli per metterlo in condizione di pagare il suo debito, magari nel tempo. In realtà siamo già rassegnati al fatto che quel credito al 90% sarà perso. Se abbiamo invece la fortuna che rientri nell’altro 10% dei casi, saremmo comunque stati obbligati ad avere una somma di denaro congelata per tutto il tempo servito a recuperarla. Molte aziende, tante volte, non possono permettersi di avere una certa somma congelata per tanto tempo. L’eventuale aggiunta di una ulteriore situazione simile, costringe l’azienda a dichiarare fallimento.

Dall’altro lato, nel mercato online, se Amazon, come sta capitando oggi, ha un problema nella sua dashboard, tanto che scompare il riepilogo delle vendite con annesso nostro saldo disponibile, che solitamente si aggiorna simultaneamente alle vendite effettuate, noi, qui, si sta relativamente tranquilli. Il primo pensiero è che in breve tempo ritornerà tutto nella norma, e non ci sfiora neanche lontanamente la preoccupazione che potrebbero sfuggirci eventuali accrediti di merce venduta che al momento non riusciamo a verificare.

Nel mercato tradizionale rischi, nel mercato online investi

Per crescere, un brand, nel mercato tradizionale, ad un certo punto della sua vita, deve rischiare. Attenzione, in questo caso il verbo è rischiare, non sto usando il verbo investire perché l’investimento può essere studiato, programmato, pianificato, gestito. In questo caso no, si deve semplicemente decidere di sottostare a delle condizioni implicitamente imposte da alcune assurde abitudini generate, negli anni, dal mercato, che spostano il piano delle operazioni da quello commerciale a quello finanziario. Da qui l’uso del verbo rischiare in quanto non hai garanzie solide sui pagamenti, non hai assicurazioni provenienti da fondi bancari che investono con te sui tuoi clienti. E, per di più, non potrai neanche assumerti tutte le responsabilità in caso di fallimento di un’operazione in quanto, tante volte, il fallimento non è dato da una tua scelta sbagliata ma dal mancato rispetto delle condizioni da parte degli altri attori del mercato. Oggi, per una piccola-media azienda, aver accumulato crediti per un totale di 50 mila euro, derivanti dal rischio preso per aver dato fiducia a quattro o cinque clienti, equivale a vivere con un costante e frustrante pensiero di fallimento in caso di mancato adempimento degli impegni da parte di quei clienti.

Per quanto riguarda, invece, il mio pensiero sul concetto di rischio/investimento legato al mercato online, nel caso specifico, prendendo in esame Amazon come cliente, partner, referente finanziario, senza spiegarvi il perché, in quanto potete semplicemente evincerlo da tutte le premesse di cui sopra, vi dico soltanto che attualmente tra crediti e valore commerciale di merce stoccata nei loro centri logistici, il rischio/investimento attuale della mia piccola azienda si aggira intorno ai 50 mila €.

L’intervento della politica potrebbe salvare il mercato tradizionale facendo crescere le piccole imprese

Il mercato online, oggi, negli imprenditori, genera molta più fiducia del mercato tradizionale. Prospetticamente è su quello che le imprese sono tentate di investire.

Ed è su questo che la politica dovrebbe ragionare: invece di cercare escamotage per imporre maggiore tassazione ai big della economia mondiale che, con i loro servizi, agevolano le vendite e la crescita delle piccole e medie imprese italiane, occorrerebbe, innanzitutto, provare ad entrare nei mercati ed imporre ai big del mercato tradizionale (marchi della GDO) di offrire, sia a piccoli che a grandi marchi, le medesime condizioni commerciali di accesso ai propri canali. Tanto, col tempo, la competizione la vincerà sempre il prodotto migliore. Magari, però, si potrebbe scoprire che un brand sconosciuto, che sino ad ora non ha potuto sottostare alle condizioni imposte, può risultare migliore di uno tanto rinomato.
 
Occorrerebbe, altresì, che la politica pensasse a come supportare finanziariamente, quei rischi che le piccole e medie imprese non riescono ad affrontare da sole, soprattutto per la paura di compiere passi falsi che gli sarebbero fatali. Per questo, oltre che ragionare, insieme alle banche, su come poter offrire alle aziende un maggiore accesso al credito, la politica, il ministero dello sviluppo economico, dovrebbe assicurare alle aziende che decidono di rischiare/investire alle condizioni del mercato tradizionale che, allo scadere dei tempi concessi ai debitori, eventuali perdite derivanti da inadempimenti, saranno saldate da un qualche ente ministeriale con cui, poi, il debitore dovrà affrontare le vicissitudini derivanti dal suo mancato adempimento.
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