Le piccole imprese ne usciranno meglio delle grandi
Ve la posso dire così come la penso? Dipende tutto da noi. Dobbiamo farci trovare pronti. Micro, piccole e medie imprese di oggi saranno le grandi imprese di domani. Non è vero che le mpmi saranno quelle che soffriranno di più. Le grandi aziende, articolate e strutturate, saranno loro quelle su cui questa crisi impatterà più pesantemente in termini di calo del fatturato, di perdita di posti di lavoro, di necessità di dedicare tempo ad una riorganizzazione parziale o totale dei propri modelli di business.
I vantaggi delle micro, piccole e medie imprese rispetto alle grandi
Le mpmi sono quelle aziende che possono reagire in maniera più veloce a qualsiasi crisi, quindi anche a questa pandemia, perché sono più leggere, più elastiche, la loro struttura è liquida, il loro mercato è più fluido. Per quelle che non saranno capaci di reagire la colpa non sarà da ricercare nella straordinarietà della causa (pandemia), ma in una propria incapacità di non aver saputo impostare, in passato, tutti i processi, i cicli, le fasi di lavoro, il mercato, in una logica moderna.
Questo è il momento per le mpmi di giocarsela a testa alta contro le grandi aziende. E no, non parlo delle startup innovative o delle aziende tecnologiche. Parlo di quelle aziende tradizionali che già un po’ di anni fa hanno perso il primo treno per innovare sé stesse, il proprio mercato e quel tanto maltrattato e dimenticato made in italy di cui tutti beneficiano senza dedicargli cura alcuna e in molti casi senza merito.
Le opportunità nelle incognite
Non sappiamo ancora quale sarà il nuovo terreno di gioco, quante e quali saranno le nuove regole dovremo rispettare per ogni settore merceologico, e non sappiamo ancora in che modo il nostro estro potrà fare la differenza. La cosa certa è che non mancheranno i canali di mercato per ogni settore, per ogni azienda, per ogni nostro prodotto. Vedremo sparire alcuni scenari, ne vedremo consolidarsi altri, e ne vedremo nascere nuovi che ancora non immaginiamo. Noi piccoli, oggi, abbiamo un vantaggio competitivo enorme rispetto alle grandi aziende: la leggerezza, la solidità, l’elasticità. Questo, cioè quello che verrà dopo il superamento dell’emergenza sanitaria, sarà il momento in cui la crescita delle mpmi, sia in termini di fatturato che dimensionali, potrà essere veloce. Velocità a cui non siamo abituati.
Le colpe dei corpi intermedi
Dobbiamo eliminare le zavorre che ci portiamo addosso da decenni. Giusto perché non bisogna mai dimenticare i colpevoli di tanto immobilismo. Restando in ambito impresa, ma indirettamente toccando anche la politica (che colpevolmente loro non hanno saputo influenzare): questo è il momento in cui bisogna destrutturare le vecchie associazioni di categoria, i vecchi sindacati. Se anche questa volta non prenderanno coscienza dall’interno bruciando tutti i vecchi statuti, rinnovandosi in maniera netta e totale, vuol dire che questo sarà il momento di lasciarle al loro destino, lasciarle morire, con cinismo, guardando al futuro. Guardando al nostro futuro, quello delle piccole aziende, e non più al loro, che sono diventate grandi aziende statiche, contributori del fermo digitale e della burocrazia di questo paese.
Una nuova comunità di imprese
È il momento in cui bisogna far nascere un nuovo spirito di comunità tra le mpmi, basato su una responsabilità sociale e culturale di cui non possiamo più fare a meno pensando al domani e a tutto ciò che di ordinario e straordinario occorre affrontare per fare impresa dal 2020 al 2040. Perché ricordiamoci anche questo: i periodi storici, ormai, hanno una durata di qualche lustro, questa nuova fase storica post-pandemia durerà il tempo che ci accompagnerà all’inevitabile, ormai, passaggio ad un modello economico mondiale ecosostenibile. Da lì in poi dovremo pensare ad altro.
Noi possiamo solo fare una cosa: vivere, osservare, lavorare, farci trovare pronti.