Società Imprese

Il problema della scarsità e mediocrità dei servizi nel settore turismo

Di il 13 Giugno 2022

La questione stipendi, reddito di cittadinanza, mancanza di personale, è tangibile. Nel settore turismo e ristorazione la percezione del problema è poi esponenziale. Il problema della carenza di personale è reale e sfocia nella scarsità e mediocrità dei servizi. Occorre destare molta attenzione, pena il fallimento di molte imprese.

Per il cliente medio oggi tutti i costi sono eccessivi perché i prezzi si stanno livellando verso l’alto, mentre le sue condizioni finanziarie sono rimaste quelle di sempre. Per questo le aziende devono mettersi in condizione di giustificare i costi delle proprie proposte. Lo si fa soltanto in un modo: offrendo servizi che non disattendono le aspettative, rendendo soddisfatto il cliente della sua spesa.

Si può teorizzare quanto si vuole ma, ad oggi, la carenza di personale è un fatto. E quando un fatto palesa un problema come la scarsità e la mediocrità dei servizi, si devono cercare e proporre diverse soluzioni, per poi sperare di applicare la/le migliori.

Quando non si possono stravolgere le cose tanto velocemente, nell’attesa che si attui il cambiamento dalle sedi preposte, occorre provare a chiedersi cosa si può fare individualmente per la buona riuscita della propria impresa e per la soddisfazione dei propri clienti. Altrimenti i clienti si perdono, e non c’è reputazione che tenga, tantomeno potranno salvarci le bellezze dei territori in cui si trovano le nostre imprese.

Le basi del problema le conosciamo tutti: costo del lavoro, tasse, insomma il cuneo fiscale; ma anche il salario minimo, i turni di lavoro, ecc. ecc.

Più realisticamente parlando, rispetto a qualche anno fa, la novità che è la goccia che ha fatto traboccare il vaso è rappresentata dall’effettivo minimo gap tra lo stipendio vero medio offerto dalle aziende a figure “junior”, e l’assistenza, in termini finanziari, prevista dal reddito di cittadinanza. Gli imprenditori offrono quel che hanno sempre offerto, giusto o sbagliato che sia, e i giovani che prima accettavano determinate condizioni, adesso non le accettano più. Sarebbe bello pensare che la scelta dipenda soltanto da una presa di coscienza e da un’offerta di lavoro varia che gli permetta di scegliere lavoro e condizioni più affini alla propria personalità e professionalità. Ma ahimè, non è così.

Concentrandoci qui solo sulle conseguenze di questa situazione, a mio parere il problema principale che oggi sfocia nella scarsità e nella mediocrità dei servizi proposti dalle strutture ricettive, è la mancanza di cultura dell’imprenditore medio accompagnata dall’avidità che gli impedisce di ricercare o formare personale specializzato nelle mansioni più importanti. Nella logica dell’imprenditore, da sempre, quel che serve per offrire certi servizi è “un ragazzo/a” e non un barista, “un ragazzo/a” e non un/una receptionist, ecc. La motivazione che li porta a ragionare in questo modo è che, per loro, i “ragazzi/e” sono tutti uguali e puoi pagarli uguale, mentre figure più specializzate devi trattarle in modo diverso e pagarle di più rispetto ai “ragazzi/e”.

Questa ignoranza si traduce in cattiva gestione, in insoddisfazione dei clienti e in mancati introiti non solo a breve ma anche a lungo termine, perché i clienti, dopo la prima delusione, prima cercheranno proposte alternative altrove, e poi lasceranno recensioni negative della struttura attivando lo scetticismo dei futuri potenziali clienti. Il cumulo di recensioni negative farà in modo che, per gli anni avvenire, le soluzioni alternative i clienti le abbiano cercate e trovare ancor prima di prenotare nella struttura sbagliata. Preferiranno anche l’effetto sorpresa al rimpianto di non aver ascoltato i suggerimenti di chi ci era passato prima.

In questi settori, nella maggior parte delle strutture, non esistono delle figure selezionate e preposte ad ogni mansione, che abbiano avuto il tempo di formarsi prima di esser gettate nel calderone dell’accoglienza per l’erogazione di servizi fondamentali. E non esisteranno mai figure esperte, perché la pessima esperienza fatta in una stagione farà sì che questi ragazz* siano sempre alla ricerca di un altro lavoro, o di un’altra struttura in cui non si lavori con la medesima imbarazzante improvvisazione. È una continua rotazione di “ragazz*” alle prime armi.

Non puoi farmi fare il caffè dal bagnino sol perché la postazione bar è al mare/piscina. Non puoi farmi salvare dal barista se sto annegando. Non puoi farmi servire il pranzo dall’addetto al parcheggio. Non puoi farmi preparare il cocktail dal receptionist.

Le mansioni che svolgono le figure tipo “il barista” sono le più importanti non solo nelle attività specializzate (bar e caffetterie), ma anche nelle strutture turistiche. Sono quelle che erogano i servizi più redditizi. E puntualmente l’imprenditore ignorante, cullato sul fatto che certi servizi vengono richiesti di default dai clienti, credono di poterli far elargire a “un ragazz*” qualunque e non ad una figura che abbia una minima formazione e/o una minima esperienza che accrescerebbe la qualità del servizio, dei prodotti, e di conseguenza la soddisfazione dei clienti che sarebbero disposti a pagarli anche di più rispetto al prezzo standard stabilito da una decennale apatia di un mercato che si arricchisce di rendita, forte solo delle bellezze dei territori in cui i loro culi si sono ritrovati grazie alle “strutture familiari”.

Sono talmente tanti e vari i servizi acquistati dai clienti ogni giorno che, se offerti ad un livello superiore rispetto alla media dei competitor, con una minima differenza di prezzo al rialzo, la struttura potrebbe permettersi di pagare ogni stipendio dei propri lavoratori il giusto. Dalle figure junior fino ai dirigenti, passando per i vari gradini intermedi. Invece nella stragrande maggioranza delle aziende del settore turismo troviamo solo “i ragazz*” a fare ogni tipo di lavoro, e i dirigenti, che quasi sempre corrispondono ai proprietari, a sforzarsi di apparire simpatici e accondiscendenti verso i clienti sempre più amareggiati per la delusione delle aspettative.

È vero, il problema della carenza del personale e di tutte le motivazioni viste da ogni punto di osservazione è reale, ed è complicato risolverlo nel breve periodo. Ma proprio per questo, diamine, iniziamo ad impegnarci ognuno come può praticando le soluzioni più semplici: un’offerta migliore può essere venduta ad un prezzo maggiore, generando maggior fatturato e maggior profitto da cui attingere per assumere, formare, e far crescere di anno in anno l’esperienza di ogni addetto alla propria impresa.

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