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Di Starbucks a Milano non avete capito niente

Di il 7 Settembre 2018

Starbucks a Milano non è una semplice caffetteria Startbucks come quelle che abbiamo conosciuto viaggiando per il mondo, una di quelle in cui abbiamo imparato ad apprezzare i suoi prodotti di punta come il frappuccino o i muffin; Starbucks, a Milano, nella nostra Milano, ha aperto la prima roastery d’Europa targata USA. E per il mercato del caffè italiano è una benedizione.
Si tratta di una torrefazione, una fabbrica, uno stabilimento, una azienda vera e propria di produzione di caffè. Vi consiglio di cercare su google la differenza tra torrefazione e caffetteria.
Dal sito Starbucks di Milano partirà la distribuzione del caffè prodotto in loco e che sarà venduto e consumato nei vari punti Starbucks di tutta Europa.

La produzione

Nella sala principale di Starbucks di Piazza Cordusio è installata una tostatrice Scolari FIMT 60, con cui ogni ora è possibile tostare fino a 180 kg di caffè. Dagli articoli di giornale apparsi online in questi giorni viene comunicato che l’ orario di apertura del locale al pubblico sarà dalle 06.00 alle 23.00, ma che la tostatrice sarà attiva h24. Questo vuol dire che la torrefazione ha una capacità produttiva giornaliera di circa 4320 kg di caffè verde, che si tramuterà in circa 3450 kg di caffè tostato in grani, dei quali solo una piccola parte saranno trasformati e consumati coi vari sistemi di erogazione della bevanda all’interno del locale; la stragrande maggioranza saranno confezionati per esser spediti.

La distribuzione, il vero obiettivo di Schultz

Con l’apertura della torrefazione di Milano Starbucks si assicura, oltre che un centro di produzione del proprio caffè, un centro logistico in Europa per la distribuzione del proprio prodotto smistandoli verso i 2522 punti Starbucks in tutta Europa. Solo nel Regno Unito Starbucks conta 982 punti, in Germania 157, in Turchia, 428 punti, e via via come da grafico sottostante.

fonte https://www.statista.com/statistics/541629/number-of-starbucks-stores-in-europe/

Questa operazione, che i più hanno banalmente considerato come l’apertura della prima caffetteria Starbucks in Italia, in realtà farà risparmiare al colosso americano una buona parte dei costi di trasporto del prodotto che sinora, oltre che ad essere prodotto nello stabilimento dei Paesi Bassi, arrivava dagli USA al nostro continente; voce, quella della distribuzione, che rappresentava, verosimilmente, nel bilancio annuale dell’azienda, uno dei costi maggiori.

Aggiornamento: come si può leggere da questo documento, nel 2008 il colosso Americano ha pensato ad una enorme operazione di riorganizzazione per tutta la supply chain, proprio in quanto i suoi manager si resero conto che i costi della logistica e della distribuzione del prodotto presso tutti i centri Starbucks nel mondo, iniziavano a diventare troppo importanti rispetto ai ricavi.

L’invasore Starbucks

Come abbiamo detto su, ogni giorno, nella sede di Milano, Starbucks avrà la capacità di produrre circa 3450 kg di caffè. Sapete quanti caffè espresso vengon fuori da 1 kg di caffè? Circa 120. Vuol dire che ogni giorno potrebbero esser consumate, in sede, circa 414mila caffè (limitiamoci all’espresso). Ora, se fate due conti molto semplici e mi seguite nel ragionamento capiremo perché è Milano che deve ringraziare Starbucks per averla scelta come città fulcro di questo enorme investimento e non viceversa: Milano nel 2017 ha visto arrivare 8.4 milioni di turisti (in classifica è la prima città d’Italia per numero di turisti) che, spalmati per 365 giorni, diventano circa 23mila al giorno. Supponiamo che mediamente ogni persona consumi 3 caffè al giorno e, inverosimilmente, che tutti i turisti presenti a Milano ogni giorno, da domani, scelgano Starbucks per la loro pausa caffè. Vorrebbe dire che con 69mila caffè al giorno Starbucks riuscirebbe a soddisfare tutta la richiesta di caffè dei turisti. E perché ha scelto, invece, di arrivare a produrne 414mila al giorno? Resterebbero imbevuti 345mila caffè al giorno. Avranno sbagliato i calcoli? Vediamo: Milano conta 1.3 milioni di abitanti, calcolando anche qui, e sappiamo che è un calcolo irreale, che ognuno consumi 3 caffè al giorno, vorrebbe dire che Starbucks sarebbe sbarcato a Milano con l’intento di accaparrarsi, come cliente, ogni singolo turista a zonzo per la città ogni giorno più, ogni giorno, il 12% di tutta la popolazione di una Milano che consuma 3 caffè al giorno.
Forse sarebbe stata un po’ troppo positiva come previsione anche da parte dei migliori analisti di uno dei più grossi colossi del mercato mondiale, considerando anche tutto l’egocentrismo di questi brutti americani. Non credete?

L’investimento di Schultz e l’opportunità di Milano

Come abbiamo visto su, il vero utile, per Starbucks, non potrebbe mai essere stato pensato calcolando esclusivamente le previsioni di fatturato di questo nuovo punto vendita al dettaglio, anche perché arrivare in un paese straniero che presenta tra le più alte imposte sul fatturato da versare allo stato, e che prevede un costo del lavoro che tante volte scoraggia le imprese ad assumere nuovi dipendenti, frenandone anche la potenziale crescita dimensionale, sarebbe stato un vero e proprio suicidio commerciale anche per un’azienda delle dimensioni di Starbucks, se teniamo conto delle dimensioni dalle quali ha deciso di partire in questa nuova avventura. O credevate davvero che 2400 mq di locale e 300 dipendenti sarebbero serviti per una semplice caffetteria? Il vero utile, quindi, per Starbucks deriverà dall’ottimizzazione dei costi di logistica e distribuzione del proprio prodotto in Europa.

Aggiornamentodal nuovo punto di Piazza Cordusio Starbucks avrà la possibilità produrre il 7% del caffè utile al fabbisogno dei suoi punti in Europa. Da qui deriverà il vero utile di questa operazione in quanto da questo centro, verosimilmente, partirà la distribuzione del prodotto verso i vari punti che apriranno in Italia, e verso parte degli altri centri europei.

1,80 €: Il prezzo del caffè da Starbucks a Milano e le ridicole critiche

È di ieri, 6 settembre, la notizia che il Codacons, proprio nel giorno dell’inaugurazione della sede di Milano di Starbucks, ha inviato un esposto all’Antitrust, chiedendo di verificare la correttezza della pratica commerciale del brand che ha deciso di proporre un caffè espresso a 1,80 €; ossia l’ 80% in più rispetto al prezzo medio rispetto a cui lo propongono le altre caffetterie del capoluogo.
Questa richiesta è del tutto fuori luogo in quanto siamo, purtroppo, abituati a pagare, nei bar presenti nei luoghi storici delle città d’arte, scontrini che superano di gran lunga il limite della truffa. Truffa però che non è contestabile in quanto ci si ripara sempre dietro alla giustificazione della regolare esposizione dei prezzi all’interno del menu del locale. Poi magari mi dite in quanti per due caffè e due bottiglie d’acqua consultano il menu, e in quanti ritengono normale vedersi presentare poi un conto di 43€. Siamo nel paese in cui tanti esercenti, purtroppo, approfittano dell’attrazione culturale che naturalmente una città offre ad un turista, e senza neanche avere la decenza di offrirgli un servizio all’altezza delle aspettative si arrogano il diritto di proporre un prodotto standard ad un prezzo decuplicato rispetto al suo valore di mercato. Tutto ciò avviene da anni senza che alcuna associazione sia riuscita a tutelare il consumatore contro queste magagne, probabilmente perché il consumatore tipo, vittima ignara di queste scorrettezze commerciali legalizzate, è un turista straniero e non un italiano, perché tanto lo sappiamo: prima gli italiani, e gli italiani sono furbi, sanno evitare certi luoghi.

Altro motivo per cui 1,80 € per il caffè espresso è un prezzo onesto praticato da Starbucks: perché, forse ancora non vi siete resi conto che quando entrerete in Starbucks a Milano non starete entrando in una semplice caffetteria, ma in un locale che diverrà uno dei luoghi culto del caffè non solo d’Italia ma del mondo. Perché Starbucks è la più grande catena di caffetterie mondiale e ha deciso di offrire al pubblico, e ha deciso di farlo a Milano per la prima volta, l’esperienza della conoscenza del caffè, facendoci entrare nella produzione, formandoci su tutto il ciclo produttivo della bevanda che accompagna le nostre vite.
Considerando il tempo medio, poi, che un utente comune passa solitamente da Starbucks grazie all’atmosfera accogliente e rilassante, direi che il costo di 1,80 € sarebbe potuto essere il costo di ogni minuto passato all’interno di questo locale, che sarà un gioiello culturale dell’industria mondiale.

Conclusioni

Ora, che è già tardi, dovremmo stare soltanto fermi ad osservare Starbucks, studiare la sua storia, imparare dalla sua storia, entrare a far parte della sua storia.

Upgrade

Approfondendo l’analisi sulla produzione, basata sui dati dichiarati da Schultz, vediamo che nel punto Starbucks di Milano si potrebbe arrivare a produrre il 7% del fabbisogno di tutti i punti Starbucks d’Europa. Maggiori notizie sui centri di produzione di Starbucks sono stati reperiti da questa fonte: http://www.supplychainquarterly.com/topics/Manufacturing/scq201004starbucks/

È quindi corretto ciò che in alcuni commenti mi è stato riferito: uno dei centri di produzione di Starbucks è già attivo in Europa, precisamente nei Paesi Bassi. Questo però, a mio parere, non pregiudica la conclusione di questa analisi.

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