Luca Carbonelli

Luca Carbonelli. Nato nel 1982, il 3 aprile. Arietissimo. Figlio di Papà Pietro e Caffè Carbonelli. Si, avete presente quando si parla di “azienda a conduzione familiare” nell’accezione più italiana del termine? Proprio così. Una piccolissima impresa, dove mio padre era l’imprenditore, il commerciale, l’operaio, il ragioniere, il faccendiere, tutto. Quello che nell’era moderna mi piace definire l’intraprenditore, mio padre lo raffigurava negli anni 70, 80 e 90 con le dovute differenze tra le mansioni indispensabili allora rispetto ad oggi. A lui poi, crescendo, si è unito mio fratello Luigi che ad oggi è colui che si occupa della produzione in Caffè Carbonelli e che ha saputo resistere nei momenti più bui dell’attività aziendale, tra la fine degli anni novanta e l’inizio del nuovo millennio. Dal 2005 sono arrivato anch’io in azienda.

Provenivo da studi di comunicazione e avevo dalla mia la passione per il giornalismo, l’editoria e i nuovi media. Da quel momento, fosse stato anche solo per una fortunosa circostanza, che vide combaciare gli anni dell’inizio del mio lavoro a beneficio della digitalizzazione della nostra azienda con la ripresa economico-finanziaria della stessa, la vita del brand Caffè Carbonelli è cambiata. Siamo riusciti a venir fuori da quella crisi e il resto è storia contemporanea.
Sono napoletano. Avete presente quando parlate dei napoletani come il popolo che usa l’arte dell’arrangiarsi? Mi sento napoletano in questo senso più di ogni altro. Resiliente direbbero quelli bravi.
La resilienza è quella virtù che ci permette di adattarci ai cambiamenti provocati dagli eventi. In azienda serve. Serve tanto. Un’azienda deve saper adattarsi ai cambiamenti del mercato, dei canali di mercato in cui si propone, deve saper accogliere le innovazioni del contesto in cui opera. E non contano le dimensioni di questa, se è un’industria o una piccola bottega artigiana. Un’azienda deve essere a passo coi tempi; considerando che da sempre porto avanti il concetto che dietro le aziende ci sono le persone, è per questo che credo fortemente nell’importanza della formazione di quelle che sono chiamati a dirigerle.

Ovviamente nel mio percorso mi sono imbattuto in fallimenti, in iniziative imprenditoriali che non si sono dimostrate idonee, o in progetti che andavano studiati meglio non nella loro intenzione ma nella pianificazione delle occorrenze necessarie a realizzarle quelle intenzioni. Sono state importanti lezioni che ora sono nel cassetto delle esperienze. Un cassetto che si apre e si chiude continuamente perché sono fermamente convinto che noi tutti siamo figli delle nostre esperienze passate, e che queste ci formano, ci educano e se siamo bravi a ricordarle ci aiuteranno ad affrontare il presente con maggior lucidità. Questa è una delle capacità che deve avere chiunque collabori con me: deve riuscire a fare tesoro delle esperienze.

Questo è il periodo della mia vita in cui oltre che al lavoro che porta il mio nome, oltre ai miei brand, ho deciso di dedicarmi alla formazione nei settori in cui sento di poter trasmettere l’esperienza fatta sul campo, alla consulenza aziendale a trecentosessanta gradi, con un’importante impronta rivolta a tutta la fase di digitalizzazione di queste. Ma soprattutto ho deciso di ritagliarmi tempo da dedicare alle mie passioni.

Insomma, osservo ciò che mi si presenta e provo a guidare io i nuovi percorsi quotidiani scegliendo l’equipaggiamento, la compagnia, e i sentieri che ritengo più adatti per arrivare al traguardo che mi si affida. Che poi ogni traguardo diventa sempre una nuova partenza, questa è un’altra fantastica storia.