Relazioni pubbliche Società

Di Bocelli e Chiara Ferragni. Il peso della comunicazione e la semplicità del concetto di “influencer”.

Di il 27 Luglio 2020


Bocelli oggi, con le sue dichiarazioni, ci dimostra (per me conferma) una cosa essenziale che forse sfugge ai più: ciò che rende una persona (e non è detto che sia un personaggio) un “influencer” non è la sua popolarità. Ciò che rende una persona influente (quindi un influencer nel vero senso del termine) è bensì il messaggio di cui si fa tramite nel contesto temporale e sociale in cui lo diffonde. Perché non lo dimenticate mai, la comunicazione è sempre bilaterale e plurilaterale. Non ci sarà mai un messaggio senza un fruitore, e il fruitore non si farà mai influenzare da un messaggio fine a se stesso. Il fruitore il messaggio lo pesa, lo confronta con gli altri messaggi relativi allo stesso tema, ne valuta la convenienza individuale prima di lasciarsi convincere, e in un momento particolare per la comunità, è in grado anche di pesare la sua convenienza individuale in corrispondenza di quella sociale, e il bene comune tante volte può far desistere dal seguire un interesse individuale. Solo dopo che, inconsciamente, avvengono questi processi psicologici, il fruitore decide come muoversi. E potrà anche essere portato a pensare di esser stato influenzato dal messaggio ascoltato, ma non sarà vero. Avrà semplicemente seguito ciò che riteneva già corretto seguire. Il personaggio pubblico, perché credibile, gli avrà solo dato la spinta a procedere attivando un pensiero che era già proprio.

Bocelli è una delle figure più popolari che abbiamo in Italia, sicuramente un rappresentante dell’Italia nel mondo. Le sciocchezze che ha detto oggi ci fanno pensare e ci permettono di criticarlo perché stiamo vivendo un momento più rilassato rispetto ai mesi scorsi. Ma se questo suo messaggio fosse trapelato nei giorni clou della diffusione del virus, a seguirlo sarebbero stato 4 gatti e non 400 come avviene oggi. Milioni di persone invece avrebbero condannato le sue dichiarazioni ben più ferocemente rispetto alle sacrosante critiche che gli stanno arrivando in queste ore.
Quando invece una persona popolare alla stessa stregua di Bocelli, tipo una Chiara Ferragni qualunque, lancia un messaggio sullo stesso tema ma di tenore opposto, e lo fa più coraggiosamente nel momento clou della diffusione del virus, il suo messaggio, divulgato nel momento giusto, riceve un seguito di milioni di persone che, trovando un modo per attivare il proprio senso di solidarietà già vivo nel proprio subconscio, sono state portate, oltre che a tenere un comportamento consono alla situazione, anche a donare somme di denaro per concretizzare la richiesta di aiuto e solidarietà contenuta nel messaggio.

Per l’ennesima volta: gli influencer non sono i personaggi. Gli influencer sono le persone. E comunque non basta soltanto la loro popolarità a fare in modo che i loro messaggi “funzionino”. L’influenza di un messaggio su un pubblico riesce soltanto se la credibilità della persona che lo diffonde si sposa coi contenuti del messaggio lanciato nel contesto temporale e sociale in cui viene diffuso. E in queste circostanze, l’influenza comunque riesce solo su un pubblico predisposto all’ascolto di determinati contenuti.
Stesso e identico discorso vale se pensiamo all’aspetto commerciale e a quella bolla pompata dell’influencer marketing legato ai prodotti: certe iniziative funzionano soltanto se la persona (in quel caso il testimonial) di un brand, lancia un messaggio promozionale coerente con la sua credibilità, nel momento e nel contesto in cui una audience è pronta a recepirlo.

Il resto sono tutte chiacchiere.

Detto ciò, continuando ad essere un grande fan di Bocelli, dal profondo del cuore mi viene da dire che forse la figura che dovrebbe nascere, a beneficio dei personaggi pubblici, è la balia della comunicazione. Se vi attrae di più ci potete inserire pure l’attributo “digitale”: tipo la balia digitale. Perché davvero troppo spesso, ormai, risulta sempre più evidente che ciò che manca ai personaggi pubblici è la consapevolezza del peso che hanno i messaggi che comunicano e diffondono a mezzo stampa e attraverso i media che li riprendono marciandoci su. E non è più ammissibile l’ignoranza sul peso della comunicazione.

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